La particella CI – ancora e ancora! :)
Il CI in Italiano può essere usato in modi differenti.
Ecco qui quali:
1. Pronome personale (diretto) *
Simone CI ha visto al mare.
(Chi ha visto Simone al mare? Simone ha visto NOI al mare.)
2. Pronome personale (indiretto)*
CI presti il tuo dizionario?
(A chi presti il tuo dizionario? A NOI.)
3. Come avverbio di luogo (In questo posto, qui, in quel posto, lì, là)
“Vorrei andare a Roma.” “CI vorrei andare anch’io”.
4. Particella Pronominale
Sei abituato a questo caldo? Si, CI sono abituato.
E poi anche in questo ultimo caso…
5. Con vari verbi, nella lingua parlata:
Nella lingua parlata si usa spesso anche quando non serve, non è necessario, è solo una ripetizione. Per questo si definisce “pleonastico”.
Esempio: “Ma ci pensi a tuo figlio?” (Vc pensa em seu filho?). “Ci penso”. (Penso (nele)).
Perché si usa, dunque?
Per rinforzo ad altri pronomi, come “lo”, “la”, “li”, “le”, “ne”.
In questo caso, “ci” diventa “ce”.
Per esempio:
“Hai il passaporto con te?” “Sì, ce l’ho”
“Hai le valige?” “Sì, ce le ho”
Vengono usati con “ci” verbi come pensare, credere, riuscire, contare, essere, fare, passare.
Pensarci:
“Paolo, prepari tu da mangiare?” “Si, ci penso io.”
Crederci:
“Secondo te, quel giornale dice la verità?” “Sì, ci credo sempre.”
Riuscirci:
“Per te, è possibile vivere con pochi soldi?” “No, non ci riesco.”
Contarci:
“Ricordati di venire a cena stasera: ci conto.”
Esserci:
“Va bene, ci sono” (significa “ho capito” oppure “sono pronto”)
Fare:
“Ci sei o ci fai?” (significa “sei stupido o fai la parte dello stupido”)
Passarci: - “Ce ne passa prima che il governo elimini tutti gli sprechi.”
CI |
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COSA E’? |
COSA SIGNIFICA? |
COME SI USA? |
Pronome Personale Diretto * | Noi (oggetto) | Simone CI ha visto al mare.
(Chi ha visto Simone? Simone ha visto NOI) |
Pronome Personale Indiretto* | A noi | CI presti il tuo dizionario?
(A chi presti il tuo dizionario? A NOI) |
Particella Avverbiale | In questo postoqui
in quel posto lì là
|
Sono stato a Firenze e ci voglio ritornare quest’anno.Sarai a casa domani? Sì, e ci sarà anche mia moglie.
Vado in campagna e ci rimango tre giorni. Sei stato a casa di Marco ieri? Si, ci sono stato. Vc esteve na casa do Marco ontem? Sim, estive alí. Stai bene qui a Rio de Janeiro? Ci sto benissimo. Vc está bem aqui no Rio de Janeiro? Estou muito bem aqui. Sto qui da molto: ci sono da molto tempo. Estou aqui há muito . Estou muito tempo aqui. Con chi va al cinema? Ci vado con il mio ragazzo. Com quem vai ao cinema? Vou (lá) com meu namorado. Vai a casa? Ci vado. Vai pra casa? Sim, vou lá.
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Con il verbo essere:c’è (ci è) / ci sono
indica l’esistenza di una cosa o persona o più cose o più persone |
Nello zaino c’è il dizionario.Nel frigorifero c’è la birra.
Ci sono troppe macchine per strada! C’è Maria oggi in ufficio? Chi c´è in questa casa? Quem está nesta casa (neste lugar) Chi c´è lì? C´è Maurizio Quem está alì? (ali) Está Maurizio. |
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Con altri verbiCon il verbo volere la particella “ci” indica la necessità di una o più cose, per esempio | Vieni al cinema? Non ci posso venire perché lavoro.Ci vuole molta pazienza nella vita! | |
Particella Pronominale | A questo/eCon questo
Di questo Su questo A ciò In ciò Su ciò
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Sono interessato a questo lavoro, ci tengo molto.Sei abituato a questo caldo? Si ci sono abituato.
Ci penso io Credi al mio amore? Ci credo. Pensi al tuo amore? Ci penso sempre. Pensa no teu amor? Penso (nisso) sempre Marco ci tiene ad essere elegante. Marco faz questão de ser elegante. Lei si sforza, ma non ci riesce. Ela se esforça , mas não consegue isto. Credi a quello che ha detto il direttore? Sì, ci credo. Sei riuscito a entrare? No, non ci sono riuscito. Non devi fare caso alle sue parole! No, non ci faccio caso. Matteo vincerà. Ci scommetto la testa! (su questo fatto). Era solo uno scherzo, ma Anna ci è caduta subito. (nello scherzo).
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con lui, a lui, da lui | Non ci esco mai (con lui/lei/loro) | |
Uso di CI con alcuni verbi | ||
* Link ai pronomi personali, diretti e indiretti: http://wp.me/p1Deqg-19
Alcuni esercizi
Riscrivi le frasi sostituendo ci alle espressioni in neretto. Attenzione alla posizione di ci nella frase.
1. Porta a noi una birra > Portaci una birra.
2. Luisa ha telefonato a noi? ………………………. ………….. …
3. Ho la febbre, vado a letto e resto a letto fino a domani. …………………………………… …
4. Mario ha regalato a noi una scatola di cioccolatini. …………………………………… …
5. La dottoressa oggi è in studio e sarà in studio anche venerdì. ………………………………………
6. Tutti vanno alla festa, ma io non posso andare alla festa. ………………………………………
7. Restituisci a noi gli sci. ………………………………………
Nuovi Link!!!
La pagina di Studiare Italiano di Loescher> http://www.loescher.it/studiareitaliano/download/Scheda14_CiENe.pdf
Un blog su l’apprendimento dell’Italiano>http://nelispbrasil.blogspot.com/
Per alcuni esercizi su Ci e Ne ricordo che ne avevamo già parlato un poco tempo fa…
ecco qui il link: http://wp.me/p1Deqg-1O
bjo
Ne e Ci…
Per alcuni esercizi su Ci e Ne ricordo che ne avevamo già parlato un poco tempo fa…
ecco qui il link: http://wp.me/p1Deqg-1O
bjo
La particella NE
In portoghese non esiste un corrispettivo della particella NE, per cui risulterà sicuramente complicata da capire (dato anche l’abuso che a volte NE facciamo!)
A seguito troverai una spiegazione breve/sintetica/facilitata, che ti aiuterà a conoscere la particella NE e ad iniziare a capire come quando e perché si utilizza. Una volta afferrato il concetto, però, ti consiglio di leggere anche l’approfondimento, un po’ più lungo, ma sicuramente più completo.
Il Ne può avere il ruolo di:
• COMPLEMENTO INDIRETTO ⇒in questo caso sostituisce:
– di lui, di lei, di loro
Non conosco Lucca, ma ne (di lei, della città) ho sentito parlare
Ho conosciuto Andrea solo lunedì scorso e ne (di lei) sono subito diventato amico
– da lui, da lei, da loro
Ho conosciuto Veronica e ne (da lei) sono rimasto molto colpito
• PRONOME DIMOSTRATIVO ⇒in questo caso sostituisce:
– di questo, di questa, di questi, di queste
Ho comprato questo costume nuovo, cosa ne (di questo) pensi?
– da questo, da questa, da questi, da queste
Faccio Yôga solo da un mese, ma ne (da questa) ho già tratto un gran giovamento
– “NE” può riferirsi e sostituire una frase precedentemente espressa :
La prova sarà molto difficile, ne (del fatto che l’esame sarà molto difficile) sono sicura
• VALORE PARTITIVO → ne indica una parte di una quantità e sostituisce i nomi:
Quanti errori hai fatto? Ne (di errori) ho fatti pochi
Hai mangiato tutti i biscotti? No, ne (di biscotti) ho mangiati due
Ne indica una quantità zero:
Hai dello zucchero? No, non ne (di zucchero) ho più
Il ne partitivo quindi si usa:
– quando indica una parte del tutto
– quando indica una quantità corrispondente a zero, cioè niente o nessuno.
Non si usa ne, ma si usano i pronomi lo-la-li-le quando si parla del tutto, per esempio:
Hai portato i panini? Sì. li ho portati tutti.
ATTENZIONE!
⇒Nei tempi composti il participio concorda con il nome sostituito da ne:
quante matite hai comprato? Ne ho comprate dieci
quanti amici hai invitato? Ne ho invitati molti
⇒Se la quantità indicata è zero (niente o nessuno) il participio concorda nel genere (maschile-femminile) ma non nel numero (singolare-plurale):
hai visto le tue amiche? No, non ne ho vista nessuna.
• AVVERBIO DI LUOGO ⇒ significa:
– di qui, di qua, di lì, di là, da qui, da qua, da lì, da là → esempio: è andato a casa a cambarsi e ne (di lì) è uscito dopo un’ora
• la particella “ne“ spesso si usa in forma pleonastica, cioè non sostituisce un pronome e una preposizone, ma li ripete
Di film, quest’anno, ne ho visti molti
Di multe, questo mese, ne ho prese troppe
USO IDIOMATICO
Quando non sostituisce niente ma è usata come rafforzativo.
Sei stanco di camminare? Sì, non ne posso più.
Sono anni che non mi parla: ce l’ha con me.
Non riesco a finire il compito in tempo. Non ce la faccio
Visto che lo spettacolo era tanto noioso me ne sono andato all’intervallo
APPROFONDIMENTO
La particella NE viene usata in diverse funzioni che si possono elencare in tre
punti fondamentali:
– complemento di moto da luogo (da dove?)
– complemento di specificazione e argomento (di che cosa? di chi?)
– complemento partitivo (tra chi/che cosa?)
Pronome personale indiretto: di lui, di lei, di loro, da lui, da lei, da loro.
È da tanto tempo che non vedo Enrica e Gianni: non ne so niente.
Da questa situazione hai avuto solo svantaggi. (Ne hai avuto solo svantaggi)
Hai guadagnato molto dal lavoro che hai fatto? Ne ho guadagnato pochissimo.
II COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE
Può avere la funzione di complemento di specificazione e complemento d’argomento e quindi sostituire la persona o l’oggetto di cui si tratta. In questo senso, esso dipende da espressioni che significano: trattare, dire, parlare, chiacchierare, discutere, ragionare, conversare, giudicare, scrivere, ecc., mediante l’uso delle preposizioni di, su, per, o anche locuzioni come circa, intorno a, riguardo a (per es.: parlare di una persona; di una cosa; discutere su, intorno ad un argomento, ecc.).
Uno schema, anche se parziale, potrà rendere meglio l’idea:
pronomi tonici e dimostrativi che vengono sostituiti dall’atono “ne” |
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di me |
|
di te |
ne
|
di lui, di lei, di esso, di essa |
|
di noi |
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di voi |
|
di loro, di essi. di esse |
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di questo, di questo che |
|
di quello, di quello che |
|
di ciò, di ciò che |
Esempi:
(05) Luigi mi ha parlato di te e di Maria —› mi ha parlato di voi —› me ne ha parlato.
(06) Questo me lo aveva accennato anche un’altra persona, ma non ne ero convinto. [di ciò che mi aveva detto].
(07) Luigi ha cambiato la macchina e Carla non se ne è ancora accorta [del fatto che Luigi ha cambiato la macchina].
(08) Ho letto l’articolo, e ora ne faccio un riassunto [di esso].
(09) Ho letto le lettere, e ne ho fatto un riassunto [di esse].
(10) Luigi e Carlo hanno discusso a lungo sulle varie teorie degli atomi —› Sì, ne hanno discusso a lungo.
(11) Ti ringrazio per i fiori —› te ne ringrazio.
[È evidente che le preposizioni su e per in questi ultimi due esempi sono in concorrenza con la preposizione di].
Da notare:
(1) Nei casi in cui il “ne”ricopre la funzione di complemento di specificazione e complemento d’argomento, nei tempi composti, il participio passato rimane sempre invariato, [si vedano, sopra, gli esempi (05), (09) e (10)].
(2) Se nella frase vi sono due o più specificazioni dipendenti dallo stesso verbo, il “ne” non può essere usato. Nella frase: Luigi mi ha parlato di lui, non di lei, i due pronomi (di lui, di lei) non si possono sostituire.
III COMPLEMENTO PARTITIVO
Può avere la funzione di complemento partitivo e quindi sostituire un’espressione indicante un numero o una quantità. Esso è generalmente introdotto dalla preposizione di, e specifica un sostantivo in rapporto ad una parte rispetto al tutto (per es.: della mia classe conosco solo alcuni / tre / pochi studenti).
Per cui, rispetto al numero, si ha in dipendenza:
(a) da sostantivi numerali , come coppia, decina, dozzina, centinaio / centinaia, ecc.
(b) da sostantivi esprimenti numero, parte, serie, sezione, ecc.
(c) da pronomi indefiniti, come alcuni, qualcuno, pochi, molti, parecchi, tanti, ecc.; e (d) da numerali uno, due, dieci, venti, …, ecc.
Esempi:
(12) Della mia classe finora ho conosciuto solo alcuni studenti —› della mia classe finora ne ho conosciuti solo alcuni.
(13) Qui ci sono almeno quattro problemi —› ce ne sono almeno quattro.
(14) Ho visto due mie amiche —› ne ho viste due.
(15) Quanti libri hai letto? Ancora ne ho letti pochi.
Da notare:
1. Come si può vedere dagli esempi dati, il participio passato fa l’accordo in genere e numero con il sostantivo che viene sostituito dal “ne”. Va ricordato che questo accordo è d’obbligo. E si noti la differenza tra questo e quanto si è detto al II (1) sopra, in cui non vi è accordo. La ragione è che, mentre nella parte II il “ne” è oggetto indiretto del verbo, qui esso è a tutti gli effetti un complemento oggetto, o più precisamente — come vogliono le grammatiche — un complemento oggetto partitivo. Cfr. le seguenti frasi, in cui nella prima l’oggetto è indiretto, e nella seconda è diretto: Carla mi ha parlato di Maria = Carla me ne ha parlato | Carla mi ha dato due mele = Carla me ne ha date due.
2. Si ricorderà inoltre che, per l’accordo del participio passato, tutti i pronomi atoni, incluso il nostro “ne”, devono precedere il verbo o, quantomeno, il participio passato. Se questa condizione viene a mancare, l’accordo d’obbigo non esiste più. In alcuni casi infatti i pronomi atoni diventano enclitici, cioè vanno dopo il verbo e si attaccano ad esso.
Questo ha luogo con l’infinito (Maria ha voluto darne due a Luigi), con l’imperativo, nella seconda persona singolare (danne due a Luigi)2 e plurale (datene due a Luigi), e nella prima persona plurale (diamone due a Luigi), con il gerundio presente (Maria non volendone dare / non volendo darne due a Luigi…), con il gerundio passato (avendone date [di mele] due a Luigi … , con il participio passato usato in senso assoluto (datene due a Luigi …., — e qui non si confonda questo datene con l’omonino di cui sopra).
Qui è di particolare rilievo notare la struttura del gerundio passato e della sua particella enclitica. È noto che quando si vuole usare il participio passato in senso assoluto, cioè da solo, basta eliminarne l’ausiliare. Rimane però orfana la particella che viene quindi adottata e fatta enclitica dal participio passato (avendo-ne ricevute due, … —› ricevutene due, …).
Esempi:
(16) Maria, avendo comprato un chilo di paste, tornò a casa —› Maria, avendone comprato (comprate) un chilo, tornò a casa —› Maria, compratone (compratene) un chilo, tornò a casa.
(17) Essendosi mangiato due bistecche, Carlo partì.3 Essendosene mangiato (mangiate) due, Carlo partì. Mangiatose due, Carlo partì. Magiatesene due, Carlo partì. Si veda anche il n. 4 sotto.
3. Quando l’infinito è preceduto dal participio passato dei cosidetti verbi servili o modali (potere, volere, dovere) vale la regola fondamentale, e quindi si possono avere due soluzioni: una senza l’accordo, l’altra con l’accordo.
Esempio:
(18) Quante uova ha potuto comprare Maria? Maria ha potuto comprarne solamente due, oppure -Maria ne ha potute comprare solamente due.
4. Sempre a riguardo dell’accordo del participio passato, e per chiarire, un piccolo dubbio potrebbe sorgere. Si considerino le risposte alla domanda: Quanta pasta ha comprato Maria? —Ne ha comprata due chili | ne ha comprati due chili. In questo caso tutt’e due le risposte sono corrette. Per cui si può dire che quando nella frase hanno luogo il partitivo “ne” ed anche l’oggetto diretto, l’accordo in genere e numero può avvenire sia con l’oggetto diretto, sia con il sostantivo di cui il “ne” fa le veci. Questa seconda soluzione è forse da preferirsi — sempre ferme restando, tuttavia, le regole esposte al IV, 1 (a) e (b).
IV CONSIDERAZIONI FINALI
1. Forma pronominale, forma riflessiva apparente, forma causativa.
(a) Si chiamano pronominali quei verbi intransitivi che usano le particelle mi, ti, si, ci, vi, si (al modo dei verbi riflessivi). Molti di questi verbi aggiungono all’infinito la particella “ne”, come andarsene. Qui di seguito ne si darà una breve lista:
accorgesene | guardarsene | tornarsene |
approfittarsene | infischiarsene | dolersene |
curarsene | occuparsene | partirsene |
vergognarsene | pentirsene | andarsene |
fregarsene | sbattersene | venirsene |
Non ci sarà bisogno di dire che per i tempi composti questi verbi adoperano l’ausiliare essere. Il participio passato quindi si accorda con il soggetto. Esempi:
(19) Maria non se ne era accorta [(del fatto) che Carlo era partito]. (20) Lui se ne è (se n’è) pentito [dell’errore che ha fatto]. (21) Lei se ne è (se n’è) andata presto [dalla festa]. (22) I politici se ne fregano [della gente povera]. (23) Loro se ne infischiano [di tutti] .
(b) Questa costruzione è anche possibile con i verbi transitivi attivi, che, come gli altri, usano ugualmente le particelle mi, ti si, ci, vi, si, ma che hanno anche un complemento oggetto diretto, come per es.: io mi lavo le camicie. In questi casi nei tempi composti l’ausiliare è sempre essere, ma il paricipio passato può fare l’accordo sia con il soggetto che con l’oggetto.
Esempi:
(24) Carlo si era messo un maglione nero —› se ne era messo uno nero. (25) Carlo aveva molta fame e si è mangiato due bistecche —› se ne è mangiato (-e) due. (26) Valeria si era preparata un buon piatto di tortellini —› se ne era preparata (-o) uno buono. (27) Valeria si era preparata due etti di spaghetti —› se ne era preparata (-i) due etti.
E si veda anche sopra, esempio (17).
(c) Similmente, questa costruzione è anche possibile con la forma causativa (FARE + INFINITO + QUALCOSA + A QUALCUNO, per es.: faccio fare il bagno alla bambina; faccio leggere il libro a Giovanni, ecc.), quando il verbo reggente (fare) è nella forma pronominale e quindi usa le paricelle mi, ti si, ci, vi, si, come in (a) e in (b) sopra. In questo senso la formula è FARSI + INFINITO + QUALCOSA + DA QUALCUNO (per es.: mi faccio fare i capelli dal barbiere; gli [= a Luigi] faremo scrivere una lettera da Mario). Va però ricordato che nella forma causativa i pronomi atoni — usati sia in posizione proclitica che enclitica — vanno tutti con il verbo reggente, e non con l’infinito che segue (per es.: i capelli, me li faccio tagliare dal barbiere, e non *faccio tagliarmeli…, ovvero, *mi faccio tagliarli dal barbiere). Ne consegue che, quando le particelle pronominali vengono usate encliticamente, avviene una vera e propri a scissione tra il verbo reggente e il suo infinito dipendente (per es.: i capelli, fatteli tagliare dal barbiere; facciamocene portare due dal cameriere).
Esempi:
(28) Maria si era seduta al bar e si era fatta portare delle paste dal cameriere —› se ne era fatta (-e) portare alcune.
(29) Siamo andati al negozio e ci siamo fatti preparare due fatture dalla commessa —› e ce ne siamo fatti (-e) preparare due dalla commessa4.
2. Verbi usati impersonalmente.
Alcuni verbi, come, volerci, piacere, mancare, ecc., possono essere usati impersonalmente. In questo uso essi prendono l’ausiliare essere.
Esempi:
(30) Ti sono piaciuti i quadri che hai visto ieri? —Sì, me ne sono piaciuti parecchi.
(31) Quante ore ci vogliono per andare a Roma? –Di solito basta un’ora, ma ieri me ce ne sono volute due.
(32) Non so cos’è successo, ma a mia moglie sono mancati più di mille euro. Sì, gliene sono mancati tanti.
3. Posizione del “ne” nella frase.
Quando nella frase vi sono altri pronomi insieme alla particella “ne”, questa di regola occupa quasi sempre la seconda posizione. I pronomi che la precedono (mi, ti, si ci, vi) cambiano la vocale finale in -e, e davanti al “ne” diventano me, te, se, ce, ve, mentre gli e le (= a lui, a lei) diventano entrambi glie– (esempi: me ne, te ne, se ne, ce ne, ve ne, gliene). Si ricorderà che la posizione del pronome indiretto di terza persona plurale, loro, è sempre dopo il verbo (ne + verbo +loro). In aggiunta bisognerà tenere a mente che nell’uso toscano (ormai accolto in tutto il Centro ed oltre), il soggetto noi viene spesso sostituito dall’impersonale si, (noi veniamo dalla biblioteca = si viene dalla biblioteca). In questi casi, il “ne” occupa la prima posizione nella stringa pronominale: ne si torna ora, ne si è tornati un’ora fa | abbiamo bevuto poco vino —› ne si è bevuto poco. E questo ovviamente per fare la distinzione con il pronominale: lui/lei se ne torna ora, lui/lei se ne è tornato (-a) un’ora fa, noi ce ne siamo tornati (-e) a mezzogiorno. | lei ha bevuto tre bicchieri di vino —› se ne è bevuta (-i) tre bicchieri.
4. La dislocazione.
La dislocazione, ovvero lo spostamento di un elemento dalla sua normale posizione nella frase, è oggi un vastissimo fenomeno che coinvolge varie parti dell’enunciato. Alcuni esempi: Vado a Roma domani —› a Roma, ci vado domani; ho riportato il libro alla biblioteca —› il libro, l’ho riportato alla biblioteca; ho scritto a Maria ieri —› a Maria, le ho scritto ieri, ecc. In questi esempi abbiamo la dislocazione a sinistra. Esempi di dislocazione a destra potrebbero essere questi: È difficile questo esercizio; ha scritto la lettera Giorgio. Altre volte il luogo, l’oggetto o il nome viene anticipato dalla relativa particella clitica, come, per esempio: ci vado domani, a Roma; l’ho riportato alla biblioteca, il libro; le ho scritto ieri a Maria, ecc.5. Il “ne” in questi costrutti segue puntualmente le regole che si sono esposte qui sopra.
Esempi:
(33) A Maria, gliene si è già parlato ‹—› gliene si è già parlato, a Maria.
(34) Degli errori, se ne è discusso ieri ‹—› se ne è discusso ieri, degli errori.
(35) Di vino, ne si è bevuto poco ‹—› ne si è bevuto poco di vino.
(36) Ha emesso due mandati di cattura, la magistratura —› ne ha emessi due, la magistratura.
(37) Si è bevuta due bicchieri di vino, Maria —› se ne è bevuta (-i) due, Maria; ecc.
Nuovi post!!
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Combustível: | GASOLINA/ALCOOL |
Placa: | HMC9895 |
Ano: | 2009 / 2010 |
Cor: | PRATA POLARIS |
KM: | 18174 |
Preço: | R$ 25.590,00
|
Forma de pagamento: Forma de pagamento:
– Credito – Crédito direto ao consumidor
– Leasing – Leasing
– A vista – A vista
I numeri
NUMERI CARDINALI
1 – Uno 20 venti
2 – Due 30 trenta
3 – Tre 40 quaranta
4 – Quattro 50 cinquanta
5 – Cinqu e 60 sessanta
6 – Sei 70 settanta
7 – Sette 80 ottanta
8 – Otto 90 novanta
9 – Nove 100 cento
10 – Dieci 200 duecento
11 – Undici 300 trecento
12 – Dodici 400 quattrocento
13 – Tredici 500 cinquecento
14 – Quattordici 600 seicento
15 – Quindici 700 settecento
16 – Sedici 800 ottocento
17 – Diciassette 900 novecento
18 – Diciotto 1000 mille
19 – Dicianove 2000 duemila
3000 tremila 10.000 diecimila 100.000 centomila
1.000.000 un milione 1.000.000.000 un miliardi
-Generalmente si mette prima del nome cui si riferisce
-sono invariabili tranne UNO/UNA – MILLE/ MILA (plurale) – ZERO/ZERI, MILIONE/MILIONI, MILIARDO/MILIARDI
-si scrivono in una parola unica; solo MILIONE E MILIARDO, quando composti si scrivono in parole separate e con una E tra i due elementi (un milione e duecentomila euro) -> sugli assegni si scrive sempre il numero in un´unica parola
-quando MILIONE E MILIARDO sono seguite da un nome si usa la preposizione DI (milano ha circa due milioni di abitanti)
– il loro genere é maschile (il cinque é il mio numero preferito)
Numeri Ordinali
I Primo X Decimo XIX Diciannovesimo
II Secondo XI Undicesimo XX Ventesimo
III Terzo XII Dodicesimo C Centesimo
IV Quarto XII Tredicesimo M Millesimo
V Quinto XIV Quattordicesimo
VI Sesto XV Quindicesimo
VII Settimo XVI Sedicesimo
VIII Ottavo XVII Diciassettesimo
IX Nono XVIII Diciottesimo
– Si mette prima del nome a cui si riferisce, ma con i nomi di re, papi ecc. Si mette dopo
– la desinenza –esimo si aggiunge al numero eliminando l´ultima vocale: ventiquattresimo, ma con –tre si mantiene la vocale finale: ventritreesimo
i numerali ordinali hanno le forme del maschile e del femminile, singolare e plurale come normali aggettivi in –o, -a
– i numeri frazionarisi formano con un numero cardinale seguito da un ordinale: 2/3 = due terzi; unica eccezione ½ = un mezzo
– quando un numero é imprecisato e si vuole indicare una quantitá approssimativa si usano le parole:
una decina = circa dieci
una ventina, trentina, = circa venti, circa trenta
un centinaio, un migliaio = circa cento, mille…
plurale = alcune decine, centinaia, migliaiaI
Concordanza dei tempi all’indicativo
In questa sezione presentiamo alcune indicazioni per la concordanza di tempi verbali tra due frasi.
Sono sicuro che Franco | (domani) viene |
(domani) verrà | |
(oggi) viene | |
(oggi) verrà | |
(ieri) è venuto |
Ero sicuro che Franco | (il giorno dopo) veniva |
(il giorno dopo) sarebbe venuto | |
(quel giorno) veniva | |
(quel giorno) sarebbe venuto | |
(il giorno prima) era venuto |
Le vocali – divisione in sillabe
Le parole italiane si dividono in sillabe seguendo queste regole:
Una consonante sola va con la sillaba seguente:
ca–sa
po–si–ti–vo
Le consonanti doppie vengono separate:
Italian
bab–bo
ros–so
bel–lo
at–to
Due consonanti, la prima delle quali sia l, m, n, or r, sono separate:
Italian
al–ber–go
con–ten–to
am–pio
for–tu–na
Altrimenti, la combinazione di due consonanti appartiene alla sillaba successiva:
Italian
ba–sta
fi–glio
pa–dre
ba–gno
so–pra
sa–cro
La prima di tre consonanti, tranne la “s”, va con la sillaba precedente:
Italian
sem–pre
fel–tro
mem–bro
men–tre
MA
fi–ne–stra
pe–sche
mi–ne–stra
mo–stro
I dittonghi e i trittonghi non si dividono mai:
Italian
nuo–vo
mie–le
per–fi–dia
uo–mo
mai
lin–gua
suoi
pi–gliai
I dittonghi si possono avere in sillabe con o senza accento. tuttavia, quando un dittongo viene rotto dall’accento (la vocale “i” o “u” ha l’accento), le due vocali si dividono in sillabe separate.
mi–o
tu–o
spi–a
ma–ni–a
rin–vi–o
te–ra–pi–a
al–le–gri–a
far–ma–ci–a